martedì 14 febbraio 2012

Questa casa non è un albergo (solo perché non ha una reception)

Vi devo ancora due parole sull'appartamento in cui mi sono trasferito. Ci vivo ormai da più di tre settimane, ma fatico a definirlo in un modo che non sia impalpabile.

Siamo quasi in doppia cifra sotto lo stesso tetto, eppure le facce che vedo regolarmente sono sempre le stesse due o tre. Dopo le forche caudine degli anni senesi, non avrei mai pensato che una tale densità e la quiete potessero andare di pari passo. Mi asterrò dal commentare il fatto che la mancanza di italiani possa essere di giovamento...

Il mio pessimismo iniziale, vista la ridotta dimensione degli spazi comuni, ha lasciato spazio a un ottimismo cosmico dato dal fatto che qualche roommate sembra aver rinunciato a parte delle proprie funzioni vitali.

E così, va a finire che nonostante la mia pigrizia io assuma le vesti del mago dei fornelli, del tutore dell'ordine e della pulizia e di tante altre cose, mentre attorno a me rotolano i tumbleweed e in sottofondo i Raptors perdono ancora.

In realtà di cose da dire ce ne sarebbero tante, ma per discrezione non scenderò eccessivamente nel personale. Mi limiterò a qualche appunto:
- È una casa di tre piani, e dai piani alti a volte scende gente mai vista prima, che si guarda attorno con l'aria sperduta del marziano sulla Terra prima di abbozzare un saluto.
- Abbiamo delle terrazze, anche se quella a me più prossima assomiglia piuttosto ad un ripostiglio all'aperto o ad un parco giochi per scoiattoli, e non gode di viste ragguardevoli.
- Ho un coinquilino belga, mio omonimo, che ho ormai adottato come fratello minore, malgrado sia un po' truzzo: anagraficamente non sono nuovo a situazioni simili, ma è la prima volta che ho questa sensazione. Sarà che lavoro, sarà che mi sento più sicuro di me stesso, sarà che la mia personalità e le mie cartilagini si vanno calcificando.
- È una casa tollerante (non una casa di tolleranza), in cui il melting pot è la regola, come un po' ovunque a Toronto, e non viviamo lontano dal Gay Village, il che spiega anche certi incontri notturni alquanto eccentrici nel quartiere.
- We have bikes (courtesy of Salima)! Con l'addolcirsi del clima sta per riemergere il mio spirito da passista di pianura temprato dalla via Emilia, e allora sì che questa città non avrà più confini...

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