domenica 29 gennaio 2012

Dagli ostelli alle stelle

Ci eravamo lasciati su un marciapiede, tra ghiaccio, piedi bagnati e una valigia poco propensa a camminare.

Un centinaio di sbuffi dopo, eccomi di fronte ad un'insegna verde, raffigurante il posto che - anche se non lo so ancora - rimarrà impresso nella mia mente come la mia vera casa a Toronto.

Per inciso, devo ammettere che le mie (limitate) esperienze passate con gli ostelli non mi avevano lasciato ricordi eccessivamente positivi: qui, però, è tutta un'altra musica.

Vengo accolto da Ljubica, energica croata che mi dà la prima infarinatura della filosofia eco- del luogo in cui mi trovo: nella hall si gira scalzi, nelle stanze si pratica l'amore libero, in cucina ci si "help yourself to" un sacco di cose, e ovviamente non c'è l'ascensore, per cui valigia in spalla e pedalare. Potrebbe esserci un'informazione non vera tra quelle che ho appena elencato, ma si sa, a distanza di tempo la mente idealizza i bei ricordi.

All'ultimo piano un'altra stanza comune dà su un rooftop con vista micidiale. Per ora non è il caso di fare i brillanti, vista la temperatura, ma intuisco le grandi potenzialità del posto, scenario perfetto per le cene del sabato sera.

Il tempo di salutare il nuovo compagno di stanza e fare mente locale e mi ritrovo immerso in un turbine di nuovi volti, sapori e sensazioni che terminerà solo una settimana dopo, lasciandomi decisamente intontito. Siete su una giostra entusiasmante, e le vertigini le avete solo quando scendete. Io non mi sono ancora ripreso.

Sarebbe un esercizio inutile cercare di enumerare ogni singola persona che mi ha dato una mano, che mi ha rispiegato le cose anche tre volte, ogni sguardo che mi ha fatto perdere la testa, ogni abbraccio e ogni bicchiere sorseggiato insieme. In fin dei conti, se i miei lettori in Italia e in Europa sono il foglio su cui vergo queste righe, il capo, le ragazze dello staff e gli amici del Planet Traveler sono indubbiamente l'inchiostro che mi ha permesso di veicolare il mio messaggio ed il carburante che mi ha tenuto in piedi appena arrivato in America.
Non li ringrazierò mai abbastanza.

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